"Venerdì scorso, con la Domus di Tito Macro, abbiamo inaugurato il più impegnativo progetto realizzato dalla Fondazione Aquileia dalla sua costituzione ad oggi, mentre si avvia il procedimento amministrativo che porterà all’affidamento alla Fondazione della gestione del Museo archeologico nazionale e del Museo paleocristiano, come già avvenuto (esempio unico in Italia) per la totalità delle aree archeologiche.
Penso sia questa l’occasione più adatta per concludere il mio servizio come presidente della Fondazione Aquileia. In cinque anni e mezzo siamo riusciti a rilanciare la conoscenza di Aquileia in Italia e all’estero con l’organizzazione di undici mostre, alcune delle quali hanno lasciato un segno importante sulla stampa nazionale, regionale e internazionale. Credo che l’immagine di Aquileia e della sua straordinaria originalità nell’ambito del mondo romano ne sia uscita rafforzata e resa più comprensibile, così come credo sia stata portata al suo giusto valore l’importanza della missione svolta nei secoli dalla grande Chiesa Aquileiese.
In particolare la serie delle mostre che abbiamo collocato nel programma dell”Archeologia Ferita” ha avuto un ottimo successo, sui media e in termini di visitatori, e la mostra all’Ara Pacis per i 2200 anni dalla fondazione della città ha portato l’immagine di Aquileia, viva e ricca di messaggi simbolici e culturali, non solo a Roma, ma anche in molte capitali europee. Ora ci troviamo ad un punto di svolta delicato ed importante e mi rendo conto di non avere il sostegno indispensabile per la prosecuzione della mia missione al servizio dell’eredità culturale e artistica di Aquileia e della Regione.
Il presidente Fedriga, che ho informato per primo della mia decisione e che tengo a ringraziare per l’umana simpatia che non mi ha mai fatto mancare, capirà perfettamente le ragioni della mia decisione di rassegnare le dimissioni e credo le condividerà. La gestione del grande patrimonio aquileiese, che risultati tanto positivi ha avuto negli ultimi anni, soffre oggi di ritardi importanti nell’impegno di fondi, nazionali ed europei, stanziati ormai più di due anni fa e di una grave mancanza di coordinamento, su cui ho attirato l’attenzione delle competenti istanze sin dall’insediamento della Giunta, mentre la recentemente annunciata istituzione di un Ufficio Unico per Aquileia per la gestione degli appalti rappresenta una soluzione tardiva e che erode competenze della Fondazione.
Credo di lasciare in mano alla Fondazione alcuni progetti interessanti, tanto in campo internazionale, che per quel che riguarda una grande mostra sull’Ellenismo nelle sue proiezioni ad Oriente, sino all’India e all’Afghanistan, e ad Occidente sino ad Aquileia.
Un progetto che mi sta particolarmente a cuore è poi quello che consiste nel portare la narrativa di Aquileia all’interno di alcuni grandi ospedali pediatrici, ad iniziare dal Burlo Garofolo. Sono certo che il presidente della Regione saprà fare in modo che la Fondazione Aquileia, unica nel suo genere assieme a quella del Museo Egizio di Torino, possa trovare un nuovo slancio che esca dalle logiche esclusivamente locali e da ottiche di potere giocate sul brevissimo termine.
Le mie dimissioni saranno operative a partire dal primo dicembre, per consentire i tempi necessari all’individuazione di un nuovo presidente e il rispetto delle scadenze relative al bilancio. Tengo qui a ringraziare il signor presidente della Repubblica che ha incoraggiato il nostro lavoro sino ad essere con noi all’Ara Pacis per i 2200 anni di Aquileia, l’onorevole Serracchiani che da presidente della Regione mi ha “arruolato” alla causa di Aquileia, il direttore Tiussi, personale e collaboratori della Fondazione, alcuni aquileiesi amici a cui rimarrò affettivamente e profondamente legato e i tanti, nel mondo dei musei e della cultura, che in Italia, in Austria, in Russia, nei Balcani, negli Stati Uniti, in Medio Oriente e nel Nord Africa hanno creduto e sostenuto lo sforzo di far apprezzare il messaggio di Aquileia per quello che è: capacità di dialogo e di fusione di fermenti culturali provenienti da mondi e da esperienze diverse, tanto più da valorizzare oggi, in anni in cui la contrapposizione prevale sulla ricerca di valori condivisi e sulla volontà di convivere e ritrovare comuni radici."